E se non esistesse nessuno dei due?
Sì, non possiamo negarlo. Ci sono persone che fanno magie con le piante. Altre che invece annaspano nel mare della convinzione, di non essere state dotate di tale dono. Qualcuno viene battezzato dalle fate con la bacchetta verde e qualcuno con quella nera. Tutte balle. Esiste invece un canale di comunicazione con le piante, che alcuni hanno già aperto e altri devono semplicemente aprire. A condizione però che si abbracci questo pensiero come reale e possibile.
La Natura è LIBERTÀ giusto?
Sei d’accordo con questo? Forse stai pensando che anche Lei ha le sue leggi. Se alludi a quelle con cui la decodifichiamo noi esseri umani, hai senz’altro ragione. Di fatto la Natura ha una legge sola. Quella del caos. L’imprevedibilità, la trasformazione, la mutazione, l’imperfezione. La Natura non è nemmeno duale: non esistono il bello e il brutto, il buono e il cattivo. Lei esiste solo come Amore. Persino negli atti che noi interpretiamo come più crudeli. La Natura semplicemente si dà, si offre. E questo è l’Amore.
Essendo LIBERA, la Natura non accetta il controllo
Se deponi le redini della volontà sulle tue piante, cominceranno a dialogare con te. Allora diventi il co-creatore della loro bellezza. Ma come? E allora come la mettiamo con il giardiniere? Non è il giardino il tipico esempio del controllo sulla Natura? No. Il giardino è proprio quel frutto del dialogo che si è instaurato fra umano e Natura. Il giardino è un ponte, il miracolo, l’accordo magico che l’uomo ha creato fra sé e la Natura. Ed essendo la Natura il Divino, il giardino è un ponte fra il sé e il sacro.
Allora cosa intendiamo per CONTROLLO?
Cos’è che le piante non accettano? Il controllo è generato dalla paura. L’ansia di non riuscire a tenere in vita una pianta. Questo genera un susseguirsi di azioni che possono sembrare di accudimento. Ma che a ben guardare sono di attaccamento. Paura, Ansia, Attaccamento. Sono stati d’animo che abitano la mente. La Natura ne è scevra. Non li può comprendere. Come essere nella stessa stanza e parlare due lingue incomprensibili fra loro. Solo che tu te ne puoi andare da quella stanza. La pianta no. Perlomeno. Se ne può andare via in un modo solo. Proprio quello che tu non accettavi…
Un INSEGNAMENTO grandissimo
Da accogliere come primo passo per la relazione fra noi e loro. Perché alla fine di questo si tratta. Relazione. Il giardinaggio è Relazione. Per comunicare con le piante devi uscire dal tuo IO, dall’individualismo. E quindi anche dal TU (loro) e vivere solo nella relazione. Quando le tue piante muoiono, è il loro sacrificio per te. Ti stanno insegnando a diventare libero. Come lo sono loro. Ti stanno insegnando che la morte è anche libertà. Ti stanno insegnando a non averne paura.
L’ESTASI è necessaria
È il momento in cui l’individuo esce dalla propria mente razionale e incontra l’imponderabile. Un incontro dionisiaco. Allora lì si forma il dialogo. Compare quando siamo nella contemplazione. E non nella mente dualistica che vede solo se ci sono afidi o se la pianta fiorisce. Solo attraverso l’estasi l’essere umano ha la possibilità di conoscere veramente la pianta con cui si relaziona. Attraverso questa relazione, conosce anche se stesso. La paura è ciò che distrugge il dionisiaco. La paura è uno spasmo che blocca tutti i sensi sottili. Le piante ne hanno molti più di noi, non tratteniamo quei pochi che abbiamo, se vogliamo entrarci davvero in contatto.
Troppe volte i miei amici sui social…
Mi scrivono che non hanno il coraggio. Quando stanno per tagliare un ramo sfiorito. O stanno per fare un rinvaso… Che sono terrorizzati all’idea di sbagliare. Di far morire la pianta. La mia risposta è sempre: ABBI FEDE. Forse morirà, forse no. Ma se avrai fede, puoi stare certo che comunque sarà andata, tu avrai aperto un canale di dialogo. Sbagliare insegna tantissimo nel giardinaggio. A condizione che accoglierai gli sbagli come doni preziosi. Il rispetto è necessario. Ma il rispetto è ben altra cosa dalla paura. Il primo comporta amore. L’altra ne è l’esatto opposto.
La memoria atavica del PECCATO ORIGINALE
…e il senso di colpa generato dalla volontà del controllo e del potere sulla Natura. È ciò che ci fa entrare nell’ansia, nella sensazione del peccato. Per il solo fatto di mettere le mani sulle piante. Eva che stacca la mela dall’albero senza permesso. Un pensiero etico, moralistico, discriminatorio, che porta in essere il bene e il male. Che separa la morte dalla vita. Che si contrappone a quello estatico, poetico, animico.
Non è forse di tutti la Natura? Se prescindiamo dal suo sfruttamento operato dall’uomo moderno, la Natura è lì per offrirsi. Non ci resta che offrirci a lei e co-creare. In fondo la paura che coglie nel coltivare le piante è la paura della punizione, della cacciata. Della morte. L’essere umano rompe l’armonia universale, l’equilibrio primevo, quando fa suoi questi pensieri. E perde il contatto con il divino, di cui la Natura è il tramite.
Il POLLICE NERO
È questo senso di colpa. Che porta a mettere in atto comportamenti auto boicottanti. Che portano al fallimento ripetuto sulle talee, sulle semine, sulla coltivazione anche delle piante più semplici. Senti nel profondo di dover espiare qualcosa. Anche se il più delle volte non ne sei consapevole. Come se ci fosse un maleficio. Paradossalmente accade, che più abbiamo rispetto reverenziale per la piante – nel toccarle, rinvasarle, potarle…- e più aumenta la possibilità di fallimento. E così di nero abbiamo solo i pensieri, o meglio il nostro sentire. La mente obnubilata da paura e dubbi infondati.
La Natura senza l’uomo è boschi, savane, giungla. Si fa da sola i suoi giardini. Insieme a te diventa l’Eden. Accogliamola ancora, come facevamo millenni fa. Quando eravamo un tutt’uno con lei.
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Grazie a Selene Calloni Williams e ai suoi insegnamenti, che mi hanno ispirato queste riflessioni.
Grazie a illuminazionegiardini.com per la Lampada Cactus presente nel mio terrazzo.