Descrizione
Cynara Scolymus è il nome originale del carciofo, che risale alla leggenda greca che vede una ninfa trasformata in carciofo da Zeus. Il significato del nome è “pianta che punge” o “spina di terra”. Ecco cosa narra la leggenda:
Zeus, il re degli dei, si era innamorato di Cynara, una ninfa bellissima dagli occhi viola e i capelli cinerei. Ma questa volta, la sua potenza nulla potè di fronte ai continui rifiuti della ninfa. E nonostante le ninfe siano divinità di livello più basso nella gerarchia degli dei, Cynara non si fece problemi a resistergli. Così un giorno, stanco di questo continuo oltraggio al suo potere, decise di trasformarla in carciofo. Con le sue foglie coriacee che rappresentavano la resistenza della ninfa, e il cuore tenero e fresco, che conservava anche il viola dei suoi occhi.
L’origine di questa pianta risale alla notte dei tempi.
Era già nota agli Egizi qualche secolo prima di Cristo e presso gli Etruschi che lo portarono in Italia. E fu poi Caterina De’Medici a esportarlo in Francia quando sposò il re Enrico II. Usato in cucina ma anche nella cura di alcuni disagi fisici. Ne parlano in questi termini sia Plinio il Vecchio che Esiodo, come pianta dalle mille virtù.
Dall’Europa, il carciofo arrivò fino in America a mezzo dei coloni spagnoli, non prima quindi del XVIII secolo.
Ma abbiamo anche una bellissima Ode al Carciofo di Pablo Neruda:
“il carciofo dal tenero cuore si vestì da guerriero,
ispida edificò una piccola cupola,
si mantenne all’asciutto sotto le sue squame,
vicino a lui i vegetali impazziti si arricciarono,
divennero viticci,
infiorescenze commoventi rizomi;
sotterranea dormì la carota dai baffi rossi,
la vigna inaridì i tralci dai quali sale il vino,
la verza si mise a provar gonne,
l’origano a profumare il mondo,
e il dolce carciofo lì nell’orto vestito da guerriero,
brunito come una granata,
orgoglioso,
e un bel giorno,
a ranghi serrati,
in grandi ceste di vimini,
marciò verso il mercato a realizzare il suo sogno:
la vita militare.
Nei filari mai fu così marziale come al mercato,
gli uomini in mezzo ai legumi coi bianchi spolverini
erano i generali dei carciofi,
file compatte,
voci di comando e la detonazione di una cassetta che cade.
Ed ecco sul più bello arriva Maria con la sua sporta,
sceglie un carciofo,
non lo teme,
lo esamina,
l’osserva contro luce come se fosse un uovo,
lo compra,
lo confonde nella sua borsa con un paio di scarpe,
con un cavolo e una bottiglia di aceto finché,
entrando in cucina,
lo tuffa nella pentola.
Così finisce in pace la carriera del vegetale armato
che si chiama carciofo,
poi squama per squama spogliamo la delizia e mangiamo
la pacifica polpa
del suo cuore verde.
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